More

Social Media

Light
Dark

Gli infermieri OPI BAT incontrano in Ministro Francesco Boccia

«Gli infermieri, così come i medici, sono stati i protagonisti assoluti della lotta in trincea al Coronavirus, sempre in prima fila senza mai tirarsi indietro. Non finiremo mai di dirvi grazie». Lo ha detto il ministro per gli Affari regionali e le autonomie, Francesco Boccia, incontrando venerdì 19 giugno a Bisceglie, i rappresentanti dell’OPI BAT. Presenti il Presidente Giuseppe Papagni e i consiglieri Nicola Tortora e Vincenzo Ricchiuti.

Occasione istituzionale importante per portare sul tavolo del ministro le nostre più urgenti istanze che riguardano la professione e il futuro anche del sistema sanitario nazionale che per forza di cose vede gli infermieri professionisti protagonisti della salute dei cittadini.

Il Covid ha accentuato e messo in risalto la figura dell’infermiere nel rapporto tra salute e territorio, infatti bene ha fatto il governo attraverso il decreto rilancio, che in queste ore è all’esame parlamentare per la conversione in legge, ad istituire o meglio prevedere la scesa in campo di migliaia di infermieri, i cosiddetti Infermieri di Famiglia e Comunità. Essi sono una figura centrale per dare risposte concrete ai bisogni di salute dei cittadini. Accesso a prestazioni e problemi assistenziali che ad oggi vengono spesso coperti da spesa privata. Ogni regione sarà chiamata a declinare il proprio modello organizzativo, poiché questi professionisti devono essere incardinati in un sistema chiaro ed accessibile, senza ripetere, come nella nostra Regione, esperienze rivedibili a nostro parere come il PUGLIA CARE 3.0 o come la recentissima istituzione delle USCA che non prevedevano affatto la figura dell’infermiere al loro interno.

Dai dati ricavati dalle organizzazioni sanitarie delle regioni in cui l’IFC è già strutturato, si possono apprezzare i risultati come la riduzione dei ricoveri ospedalieri, vera alternativa all’accesso ospedaliero come quello ai Pronto Soccorso.

Prosegue il Ministro Boccia: «Rappresentate più della metà degli organici delle professioni sanitarie italiane e quando il Paese ha avuto bisogno di voi avete mostrato grande generosità. Il 22 giugno abbiamo ringraziato e premiato i volontari che, nei momenti più drammatici del Covid-19, hanno risposto ai bandi della Protezione civile. Ma non bastano ora gli attestati di stima e di gratitudine, il futuro della sanità italiana passa attraverso l’investimento dello Stato e delle Regioni nella conoscenza, nell’innovazione nelle specializzazioni e nella professionalità».

Infatti alla luce del bando di reclutamento di infermieri lanciato dalla Protezione Civile che richiamava infermieri a prestare la propria opera nelle zone più colpite dal Covid, ha avuto risalto la richiesta specifica di esperienza e competenza infermieristica in terapia intensiva e rianimazione.

Questo ha chiarito inequivocabilmente che gli infermieri investono autonomamente sulla formazione post base, attraverso percorsi di alta formazione e/o master specialistici, in molti altri campi (accessi vascolari, wound care, ecc.). Un percorso formativo, che andrebbe riconosciuto economicamente e quindi contrattualmente senza tentennamenti. La crisi sanitaria ha messo in risalto il ruolo specialistico di professionisti che si sono formati, spesso a proprie spese, per deontologia e voglia di misurarsi nell’alveo di alcune specialità sanitarie utili ai cittadini e al sistema per offrire sempre più un’offerta sanitaria eccellente.

Tutte queste istanze, come il superamento del vincolo di esclusività degli infermieri impegnati nel pubblico impiego, indennizzando il rapporto esclusivo, devono essere incardinate necessariamente in un recinto contrattuale, un’area contrattuale dedicata – la famosa uscita dal comparto – che attualmente non è adeguato come non sono adeguati spesso i modelli organizzativi.

Questa crisi sanitaria ha cambiato e cambierà completamente i connotati del sistema sanitario nazionale e necessiterà di investimenti massicci nell’ambito delle tecnologie, nelle risorse umane con la revisione delle dotazioni organiche e degli interventi strutturali e di edilizia sanitaria.

Una parte di questi investimenti devono essere allocati necessariamente per definire un contratto nazionale, già scaduto, con richieste specifiche ed essenziali, su cui la Federazione Nazionale ed anche il nostro ordine provinciale, come mai in passato, hanno disegnato una piattaforma di rivendicazioni a partire dalla questione salariale che ci vede agli ultimi posti europei, al riconoscimento delle competenze specialistiche ed al vincolo di esclusività ed eventuale libera professione, al normare efficacemente l’accesso degli infermieri nei luoghi di gestione e direzione dei servizi – soprattutto territoriali – a contrattualizzare tutte le capacità di tutoraggio e di didattica nei percorsi universitari per corsi di laurea infermieristici, nonché la revisione delle indennità, dell’istituto delle consulenze specialistiche, progressioni di carriera e lavoro usurante.

«Le vostre richieste, inviate al ministro Speranza e al presidente della Conferenza delle Regioni, Bonaccini – ha aggiunto il ministro Boccia rivolgendosi agli infermieri – sono arrivate all’attenzione della Stato-Regioni ed è necessario ribadire che equità, valorizzazione della multidisciplinarietà e giustizia nell’organizzazione del lavoro sui territori regionali sono richieste condivise da tutti noi».

Ringraziando per la disponibilità e l’ascolto il Ministro Boccia, siamo pronti a dare tutto il supporto necessario alle istituzioni anche regionali per mettere in atto queste richieste nel modo migliore, più equo, ma anche più rapido possibile. Da qui potrebbe partire una nuova storia per la nostra professione e per l’intero SSN.